Nel contesto di grande innovazione concettuale dell ’architettura degli inizi del ‘900, il razionalismo italiano e i suoi interpreti dell’epoca si distinguono, rispetto ai modelli ispiratori europei, per la sbandierata intuizione di non condannare la tradizione classica. L’artifizio più verbale che non pratico, di voler solo trasformare la tradizione in qualcosa di più attuale, li condiziona forse nell’esercitare liberamente la creatività rivoluzionaria del moderno linguaggio architettonico, ma li rende altresì compatibili con un regime che, del rapporto con la grandiosità storica classica, fa un vanto irrinunciabile.